Dalla Conference di San Antonio - Translating Dialect Literature

Ringraziamo la collega Gloria Bianchi del contributo.

Translating Dialect Literature

Presentazione di John Perricone, Gaetano Cipolla, John DuVal e Florence Russo
di Gloria Bianchi
Quest’anno, alla conferenza di San Antonio, una delle presentazioni della divisione letteraria ha preso in esame le difficoltà che si incontrano nel tradurre la poesia dialettale.

In assenza di Luigi Bonaffini, il seminario è stato introdotto da John Perricone che ha fatto subito una premessa essenziale, condivisa dai relatori presenti: il termine dialetto andrebbe sostituito con quello di lingua, perché infatti i dialetti italiani sono vere e proprie lingue locali e richiedono la stessa concentrazione e le stesse tecniche di traduzione utilizzate per qualsiasi altra lingua. Inoltre ‘dialetto’ talvolta ha una connotazione diminutiva e vagamente negativa che non rende merito alla ricchezza e complessità di idiomi antichi, come il siciliano, da cui infatti ha preso le mosse la prima poesia “volgare” italiana alla corte di Federico II.

Il primo relatore è stato Gaetano Cipolla, Chairman del dipartimento di Lingue Moderne straniere alla St. John’s University di New York fino al 2011, anno in cui è andato in pensione. Tra gli altri numerosi impegni, è presidente dell’organizzazione Arba sicula, intesa a promuovere la lingua e la cultura siciliana anche tramite l’omonima rivista.

Cipolla ha iniziato leggendo una poesia tratta da Favuli morali, del poeta palermitano Giovanni Meli (1740-1815), proseguendo poi con alcuni passi del poema Don Chisciotti e Sanciu Panza sempre di Meli. È stato un vero piacere ascoltare la bella sonorità della lingua siciliana, recitata con genuina partecipazione da Cipolla, che ha appunto dimostrato ai presenti che non basta certo capire l’italiano per poter cogliere il significato del poema in siciliano. Cipolla ha poi letto la sua traduzione in inglese dei passi prescelti, sottolineando alcuni dei punti più difficili da rendere in lingua inglese e spiegando come l’impresa abbia richiesto lunghi anni di lavoro e dedizione. Ad esempio, a proposito della prima poesia, L’aquila e lu reiddu, ha spiegato il doppio significato dell’espressione reiddu/re iddu, il primo un piccolo uccello (kinglet in inglese) e il secondo invece vuol dire “reuccio”. Un gioco di parole ben riuscito nella poesia a carattere morale, dove appunto l’uccellino vince la sfida contro l’aquila e viene incoronato re, ma praticamente impossibile da rendere in traduzione, anche se la scelta a lungo studiata da Cipolla mi pare ottima anche in inglese: kinglet/king elect.

La parola è passata poi a John DuVal, professore di inglese, scrittura creativa e traduzione presso l’University of Arkansas fin dal 1982.

DuVal ha analizzato un sonetto del poeta romanesco G. G. Belli (1791-1863), Er giorno der giudizzio, scritto nel 1831. Dopo aver letto la poesia in romanesco, ne ha analizzato tre traduzioni in inglese: Judgment Day, di Harold Norse, del 1960; Judgment Day di Miller Williams, 1981 e infine The Last Judgment, di Anthony Burgess del 1977. Le numerose difficoltà di traduzione del registro popolare, della sonorità musicale e della rima sono ben evidenziate dalle scelte spesso opposte fatte dai traduttori nel tentativo di rendere al meglio l’originale.

Infine, è intervenuta Florence Russo, che insegna al dipartimento di Lingue e Letteratura della St. John’s University. Partendo anche lei dal sonetto di Belli, Er giorno der giudizzio, ne ha letto la sua personale traduzione che riesce a rendere meglio di altre versioni il tono colloquiale e ironico del testo originale, a discapito però della rima a cui Russo ha rinunciato, per favorire una traduzione più fedele del significato.

Russo ha poi introdotto un paio di testi in napoletano, scritti dal principe Antonio de Curtis, ovvero il famosissimo Totò (1898-1967), da molti conosciuto solo per le sue doti di attore, ma che in realtà è stato anche un sensibile scrittore e poeta. Anche in questo caso, la lettura in napoletano con la bella voce suadente di Florence Russo è stata un vero piacere musicale; i due testi scelti sono stati E ccorna e L’acquaiola, belli e divertenti nell’originale e sapientemente resi in inglese dalla sua accurata traduzione.

Naturalmente nel breve spazio di un’ora non si possono che accennare alle varie problematiche associate alla traduzione da lingue ricche ed espressive come appunto il napoletano, il romanesco o il siciliano, ma questa interessante lezione è servita a farci ricordare quanto materiale si potrebbe studiare meglio e far conoscere a un pubblico più vasto, andando a cercare nel grande repertorio dei “dialetti”, e la grande sfida linguistica e culturale che questo tipo di traduzione rappresenta.

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