Italianismi in inglese: una storia infinita?
di Giovanni Iamartino*
Stupore e pregiudizio
“Inglese italianato, diavolo incarnato!”: ai molti insofferenti per la presenza, a proposito e a sproposito, di parole inglesi nell’italiano di oggi, forse non dispiacerà sapere che questo proverbio circolava tra i sudditi della regina Elisabetta Tudor – siamo nel secondo Cinquecento – per biasimare quei compatrioti che, non solo studiavano e facevano sfoggio della propria conoscenza della lingua italiana, ma si atteggiavano a imitatori del modello italiano nel comportamento e nella moda, nella letteratura e nella pittura, nelle pratiche commerciali e nell’arte di maneggiare la spada.
“Inglese italianato, diavolo incarnato!”: ai molti insofferenti per la presenza, a proposito e a sproposito, di parole inglesi nell’italiano di oggi, forse non dispiacerà sapere che questo proverbio circolava tra i sudditi della regina Elisabetta Tudor – siamo nel secondo Cinquecento – per biasimare quei compatrioti che, non solo studiavano e facevano sfoggio della propria conoscenza della lingua italiana, ma si atteggiavano a imitatori del modello italiano nel comportamento e nella moda, nella letteratura e nella pittura, nelle pratiche commerciali e nell’arte di maneggiare la spada.
Si può quindi dire che, in un certo senso, questo proverbio riassuma in
sé l’atteggiamento mentale che, non solo a quel tempo ma da allora in
poi, ha caratterizzato il modo anglosassone di guardare all’Italia e
alle cose italiane: ammirazione e disprezzo, accettazione e rifiuto,
stupore e pregiudizio al tempo stesso.
Di tutto questo si trova ampia traccia ripercorrendo la storia dei
rapporti anglo-italiani, che è fatta di commerci, di libri, di viaggi e –
come non potrebbe essere diversamente? – di parole. In quanto segue
sfoglieremo insieme le pagine di un ideale dizionario di parole italiane
che, nel corso dei secoli, sono entrate nella lingua inglese,
arricchendone il lessico e le possibilità espressive. Il peso di questo
dizionario non riuscirà forse a raddrizzare quella bilancia che,
sull’altro piatto, ha il gran numero di anglicismi in italiano;
tuttavia, ci renderemo conto di non essere solo debitori e che, in ogni
contatto tra lingue diverse (così come tra gli esseri umani) il dare si
accompagna sempre al prendere, e viceversa.
venerdì, aprile 19, 2013
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